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IL CASO


I.

Il problema del se nella storia.


— La storia si scrive dell’accaduto e non di quel che avrebbe potuto accadere e non accadde. — O, in forma meno solenne e più familiare: — La Storia non si scrive con i se: se fosse accaduto questo, se non fosse accaduto quest’altro. — Sembra difficile dubitare della verità di queste sentenze. Pure, a guardarle da vicino, la loro cristallina evidenza si annebbia e si oscura.

Certo, non si scrive storia che dell’accaduto e non di ciò che non accadde e avrebbe potuto accadere: su questo, nessun dubbio. Ma ci sono nella storia dei momenti cruciali, dei punti nodali, in cui il corso intero degli eventi sembra in modo indubbio sospeso a un evento singolo, individuale, omnimode determinatum, dal non esserci del quale quel corso intero sarebbe stato diversamente atteggiato. Se Lenin non avesse avuto dal governo tedesco il permesso di tornare in Russia con il suo stato maggiore nel famoso vagone piombato; se Hitler fosse rimasto accecato dai gas che lo investirono e gli offesero assai gravemente la vista, che sarebbe successo? Noi tocchiamo qui col dito avvenimenti dei quali, anche se non si sono prodotti, abbiamo la più netta coscienza che avrebbero potuto benissimo prodursi; che non è affatto assurdo e contraddittorio supporre che si producessero; il cui prodursi è pensabilissimo senza nessuna contraddizione logica, e che, non c’è dubbio, se si fossero prodotti, il corso degli eventi non sarebbe stato quello che è stato: sarebbe, tutt’al più, stato simile, non mai identico. È di fronte a casi simili che è bene e salutare che lo storico si ponga il problema del se. Non per fantasticare a vuoto su quello che avrebbe potuto essere e non fu, ma per acquistare chiara e netta coscienza della non-fatalità, della contingenza, della casualità inerente all’accadere storico, ad ogni accadere storico.