Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo I, Classici italiani, 1822, I.djvu/13

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xii vita

e di altri simili autori, cercò e trascrisse talora i giudizi dei dotti, onde non parere di presumer troppo, quasi che egli avesse potato giustamente sentenziare in ogni genere di studi. Dopo aver pubblicato il suo lavoro si accorse che molte cose vi si potevano aggiugnere, e che alcune altre rimanevano da emendarsi. Per lo che pensò di farne una seconda edizione, come infatti eseguì poco tempo innanzi morire, e la portò fino ai quindici volumi.

Ebbe il Tiraboschi a combattere per cagione di quest’opera non solamente col Lampillas, ma professossi pur grato al cav. Vannetti e ad Alessandro Zorzi, perchè avessero prese le sue parti contro l’altro Spagnuolo Tommaso Serrano; ed egli stesso ripulsò l’impudenza del Domenicano Mamachi, il quale aveva somministrate allo stampatore romano della Storia dell’Italiana letteratura alcune brevi osservazioni sopra la medesima, stese con acrimonia, dimenticandosi che nelle critiche e nelle quistioni si deve sfuggire ogni contumelia. Il N. A. condì la sua risposta di una faceta ed elegante ironia, con che venne a togliere ogni via all’avversario di proseguire nelle sue opposizioni. Quindi è facile il comprendere che anche i buoni sono talvolta irritabili, massimamente quando si tratti di difendere la verità.

Eravi ancora una seconda spezie di gente, cui il Tiraboschi pareva non poter tollerare pazientemente. Imperocchè essendo sempre stato amantissimo della Società de’ Gesuiti, fortemente sdegnavasi di chi avesse tentato di parlarne sinistramente, nella qual cosa, fosse pietà,