Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo I, Classici italiani, 1822, I.djvu/14

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di g. tiraboschi xiii

falsità, o giustizia, egli si merita o scusa od encomio. Ed a mio parere avrebbe anche meglio provveduto all’onore de’ suoi confratelli se non si fosse mostrato talvolta parziale laddove giudica dei loro scritti. Ma l’ingegno dell’uomo è così fatto, che acremente si attiene a quella parte qualunque, ch’esso una volta ha preso a favorire.

Dopo aver trattato di tutti gli Italiani celebri per dottrina, pensò di dover gratificare i Modenesi, da’ quali riceveva singolarissimi onori, scrivendo separatamente di quelli che vissuti erano o vivevano nel loro Stato. E ciò da lui aspettavano ed anzi richiedevano ardentemente, non solo quella città, in genere di gloria letteraria fiorente quanto alcun’altra d’Italia, ma tutta la Modenese provincia. Non faceva però d’uopo di stimoli a chi già ogni suo uffizio, studio, cura, pensiero aveva consecrato ad Ercole III, da cui in quello stesso anno ch’ei fu assunto al Ducato, cioè nel 1780, era stato nominato Presidente della Biblioteca e della Galleria delle Medaglie, Cavaliere e Consigliere. Fino a sei arrivano i volumi della nuova sua opera intitolata Biblioteca Modenese, e sono disposti in ordine alfabetico. Sarebbe stato miglior consiglio ch’egli si fosse tenuto entro più angusti limiti, giacchè vi si trova fatta menzione di molti, i quali benchè abbiano avuta cognizione di lettere e siano anche stati autori di qualche opera, non meritavano nondimeno di essere tramandati alla posterità. Aggiungasi, che nell’eseguire questo lavoro si prevalse molte fiate dell’altrui opera,