Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo I, Classici italiani, 1822, I.djvu/16

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di g. tiraboschi xv

soggetto, quali beni abbia posseduti in quasi tutta l’Italia, quanti uomini siano in esso fioriti illustri per santità o per dottrina, chi presieduto vi abbia, e quali siansi verso di esso mostrate le due città vicine Modena e Bologna, che lungamente emule l’una coll’altra contesero troppo acerbamente; tali cose tutte sono dal Tiraboschi narrate per modo, che niuna particolarità degna di menzione è nel proprio luogo taciuta. Ei trasse tanta materia, per la quale gran lume riceve la storia di queste e di altre città e quella ancora in generale del medio evo, da gran numero di monumenti (che formano tutto il secondo volume), cui egli primo potè vedere. Laonde non è meraviglia ch’egli principalmente si gloriasse di questa sua opera. La quale avendo dedicata a Francesco Maria d’Este abate commendatario di quel monastero, professò per gratitudine di dovere a lui la spesa della stampa, e la facoltà avuta di esaminare que’ monumenti fino allora sconosciuti.

In mezzo a tali occupazioni diede fuori molte altre cose, ch’erano per lui come un riposo dalle più gravi fatiche. Scrisse a richiesta di nobilissima dama la vita di S. Olimpia, alla quale sono dirette molte lettere di S. Giovanni Crisostomo. Ma nulla disse di nuovo in questa materia, già copiosamente discorsa dal Savaglio e dal Montfaucon, uomini eruditissimi nelle greche lettere, delle quali così digiuno1

  1. Il Tiraboschi non era certamente così addottrinato nella letteratura greca come nella latina ed italiana;