Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo I, Classici italiani, 1822, I.djvu/165

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116 parte

traduzione che nella Vita di Archimede ne ha fatta il co. Mazzuchelli (p. 43, ec.) Gerone dunque re di Siracusa, strettissimo amico de’ Romani, pose ogni studio nella struttura de’ tempii e de’ luoghi ai pubblici esercizi destinati; e fu vago d’acquistarsi gloria nella fabbrica delle navi che servir dovevano a caricare formenti. Descriverò io la fabbrica d’una di queste. Sul monte Etna fu provveduto il material de’ legnami, il quale sarebbe stato bastevole per lavorare sessanta galere. Apparecchiati che questi furono, non men che i chiodi e tutto il bisognevole per la fabbrica interiore, colle dirette colonne, e coll’altra materia ad altri usi, parte dall’Italia e parte dalla Sicilia, oltre alle cortecce delle pioppe dalla Spagna (il testo greco dice Iberia, la qual voce può ancora significare la Giorgia in Asia) per far le gomene, il canape, ed il ginepro dal fiume Rodano, con tutte le altre cose da varie parti del mondo, condusse de’ fabbri di nave con altri artifici, ponendo alla testa di tutti Archia corintio architetto; ed acciocchè con coraggio intraprendessero il lavoro, gli andava caldamente esortando, e vi assisteva egli stesso in persona i giorni interi. Nello spazio di sei mesi ne fu compiuta la metà, e questa di mano in mano s’andava coprendo con lamine di piombo, poichè erano al lavoro impiegati trecento artefici oltre agli altri operai. Ordinò Gerone che questa metà già compiuta in mar si traesse, e quivi si lavorasse l'altra metà. Ma il tirar questa nave in mare essendo cosa molto malagevole, il solo Archimede ingegnero ve la trasse