Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo I, Classici italiani, 1822, I.djvu/167

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118 parte

situata con maraviglia ogni sorta di giardini, i quali per mezzo di canali di terra o pur di piombo comunicavano all’interno l’acqua alle piante. V’erano inoltre certi teatri formati d'ellera bianca e di viti, le cui radici venivano nodrite in vasi pieni di terra, i quali adacquavansi non meno che gli orti. Questi teatri coprivano e recavano l’ombra ai suddetti passeggi. Anche per i piaceri di Venere eravi un lupanare costrutto, e questo ornato di tre letti col pavimento d’agata e di altre bellissime gemme, quante potevansi ritrovare in Sicilia. Erano le muraglie non men che il coperto di cipresso, le porte d'avorio e di cedro atlantico, ed il tutto ornato oltre ogni credere di pitture, di statue e di varii bicchieri. Vicina a questo era una sala con cinque letti, le pareti della quale erano di bosso, non men che le porte, ed in questa era la libreria, e nella sommità un orologio fatto ad imitazione di quello solare che fu già in Acradina (così chiamavasi una parte di Siracusa). Eravi ancora un bagno con tre caldaie di rame, e tre letti, ed un gran vaso da lavarsi, di marmo di Taormina (città di Sicilia) di vario colore, della tenuta di cinque metrete (cioè della tenuta di 540 libbre circa d acqua). Fabbricate pur furono molte stanze per i passaggieri e per i custodi della sentina, e separate da questi v'erano da una parte e dall’altra dieci stalle, ed in queste era pure riposto il fieno pe’ cavalli, non meno che il luogo adattato per lo bagaglio de’ servi e de’ soldati a cavallo. Nella prora poi era una cisterna d'acqua, che chiudere ed aprire potevasi.