Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo I, Classici italiani, 1822, I.djvu/205

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156 parte

in Atene quando egli vi nacque. Fu discepolo di Tisia e di Nicia siracusani essi pure, e in età di quindici anni venne a Turio nella Magna Grecia. Quindi in età di circa quarantasette esiliato da Turio, perchè creduto troppo favorevole agli Ateniesi, andò a stabilirsi in Atene, e fu involto con suo grande pericolo nelle turbolenze che sconvolsero allora quella repubblica. Poichè furon cessate, applicossi all’arte oratoria, e cominciando a spiegare alle occasioni la sua eloquenza, fu il primo che ne riscotesse ammirazione ed applauso. E in vero quanto valente oratore egli fosse, il possiamo raccogliere dal giudizio che ne fa Cicerone, il quale leggiadrissimo scrittore lo chiama (De Orat. l. 3, n. 7), dottissimo ed eloquentissimo, ed altrove lo dice scrittore ingegnoso ed elegante, e che quasi chiamar potrebbesi perfetto oratore (De Clar. Orat. n. 9). Ma niuna cosa meglio giova a farci conoscere il valore di Lisia, quanto il giudizio formatone da Dionigi Alicarnasseo che lui scelse per uno di que’ sei famosi oratori, di cui per ammaestramento altrui volle egli esaminare e descrivere il carattere e le virtù. Egli dunque di Lisia dice che nell’eloquenza del favellare oscurò la gloria degli oratori tutti che fui allora erano stati e che a que’ tempi vivevano, e che ad assai pochi di quelli che venner dopo fu inferiore. Quindi facendosi più addentro nel carattere di questo insigne oratore, ne loda sommamente la purezza dello stile, in cui dice che niuno de’ posteri il potè mai superare, e che Isocrate solo giunse ad imitarlo; la proprietà e la simplicità della