Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo I, Classici italiani, 1822, I.djvu/213

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164 parte

han recato il buon gusto dell’eloquenza, e su’ cui esempii e precetti si son formati un Isocrate, un Demostene, e tanti altri famosi oratori che negli anni seguenti fiorirono in Grecia.


Sua morte e sue opere. XXII. Assai lunga vita ebbe Gorgia. Cicerone gli dà 107 anni (De Senect.), uno di più gliene aggiugne Filostrato (Vit. Sophist.l. 1), e un altro ancora di più Quintiliano (l. 3, c. 1). Di lui ci rimangono solamente l’encomio di Elena e l’Apologia di Palamede. Vi ha chi pensa che egli più che Isocrate avesse parte al famoso Panegirico che a questo si attribuisce. Ma forse altro fondamento non vi ha a dubitarne, che la probabilità che Isocrate si valesse a comporlo del consiglio e dell’aiuto di Gorgia suo maestro.


L’eloquenza decade presto in Sicilia, e per qual ragione. XXIII. L’esempio di questi celebri oratori pareva che risvegliar dovesse gli animi de’ Siciliani allo studio dell’eloquenza, e chiamar molti a seguitarne le tracce. Ma le funeste guerre che allor desolavano la Sicilia, lo sconvolgimento in cui essa era per l’usurpazion de’ Tiranni, e finalmente il divenir soggetta alla romana repubblica, interruppe e troncò affatto il corso alle bell'arti, che in Sicilia sarebbon certo fiorite mirabilmente, e i Greci soli furono quelli che dell’eloquenza de’ Siciliani profittarono. Così pare che fosse fin da quel tempo il destino infelice della nostra Italia, che l’ingegno e il sapere de’ suoi più agli stranieri giovasse che a lei medesima, e che altri popoli, dopo avere dagl Italiani apprese le scienze, dimenticassero ed insultassero ancora i lor maestri1.

  1. Qualche recente scrittore ha voluto aggiugnere