Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo I, Classici italiani, 1822, I.djvu/221

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172 parte

nascesse perfetta? Anzi questa rozzezza medesima è indizio di lavoro originale, e non fatto a imitazione, e par di vedervi l’arte che senza avere maestro e guida da se medesima si vada dirozzando a poco a poco e svolgendo. Ma la rozzezza cessò, e abbiamo medaglie siciliane e della Magna Grecia che in bellezza non cedon punto a quelle di qualchessia nazione.


Opere magnifiche di architettura XXIX. Quindi, come le arti si danno vicendevolmente la mano, e al fiorir di una le altre ancora fiorir si veggono e giungere alla lor perfezione, non è maraviglia che architetti e scultori chiarissimi fiorissero in queste provincie. E in Sicilia singolarmente sappiamo che grandiosi e magnifici edificii s’inalzarono anticamente. Tra questi voglionsi riporre quelli di cui favella Diodoro Siculo nell’olimp. lxxv. Parla egli (l. 11, n. 255) di molti schiavi fatti da’ cittadini di Agrigento, e da essi impiegati a segar pietre; col qual mezzo, egli dice, non solo grandissimi tempii si fabbricarono agli Iddii, ma sotterranei condotti ancora a votare la città di acque, opera di sì gran mole, che, benchè l'uso a che serve sembri spregevole, merita nondimeno di esser veduta. Architetto e soprastante all’opera fu un cotale appellato Feace, il quale per l’eccellenza di tal lavoro ottenne che tai condotti fosser dal suo nome detti in avvenire Feaci. Un'ampia peschiera ancora a grandissimo costo scavaron gli Agrigentini, che sette stadii avea di circuito e venti cubiti di altezza, in cui raccogliendo da’ fonti e da’ fiumi vicini gran copia di acque, un