Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo I, Classici italiani, 1822, I.djvu/223

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l’antico non finito lavoro. Perciocchè mentre gli altri o di mura chiudono i tempii, o di colonne gli circondano, l’una e l’altra struttura è a questo comune. Conciossiachè insieme colle pareti sorgon colonne che rotonde sono di fuori, di dentro quadrate. Hanno queste nella esterior parte, xx piedi di giro; e sì ampie sono le scanalature, che un corpo umano vi si può agevolmente racchiudere; nella parte interiore occupan lo spazio di xxi piedi. Maravigliosa è la grandezza e l’altezza de’ portici. Vedesi nella lor parte orientale la guerra de’ Giganti, di scultura per grandezza e per eleganza sommamente pregevole; nella parte occidentale havvi effigiata l’ espugnazion di Troia, dove ognun degli eroi nel proprio suo atteggiamento vedesi mirabilmente scolpito. Così Diodoro, il quale altrove ragiona di più altri magnifici edificii della Sicilia, ch’io qui non rammemoro per brevità1. Anche la Magna Grecia molti doveva

  1. Intorno alle rovine del tempio di Giove Olimpico in Girgenti, che tuttor vi si veggono. a quello della Concordia nella stessa città, di cui conservasi ancora la parte esteriore, e a que’ di Pesto, son degne d’esser lette le osservazioni del celebre Winckelmann inserite nel t.3 dell’edizione romana della Storia dell’Arte (p. 4, 107, ec.) Riguardo però al tempio di Giove Olimpico voglionsi leggere ancora le Memorie per le Belle Arti, stampate in Roma nel maggio del 1786, nelle quali si osserva fra le altre cose, che debb’esser guasto il passo di Diodoro, ove dà a quel tempio la larghezza di soli piedi lx, e che dee leggersi clx. Quanto alle rovine di Pesto, esse sono state in questi ultimi anni grande argomento di disputa tra gli Antiquarii. Il celebre P. Paoli, che le ha nuovamente illustrate. le ha