Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo I, Classici italiani, 1822, I.djvu/227

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178 parte

a renderci verisimile ch’ei fosse nativo della prima. Plinio ci assicura che credevasi da alcuni ch’ei fosse stato discepolo di Demofilo nativo d’Imera nella Sicilia. Ecco le sue parole (l. 35, c. 9): Ab hoc artis fores apertas Zeusis Heracleotes intravit olympiadis xcv, anno iv, audentemque jam aliquid pennicillum ... ad magnam gloriam perduxit, a quibusdam falso in lxxxix oljmpiade positus, cum fuisse necesse est Demophilum Himeraerum, et Neseam Thasium, quoniam utrius eorum discipulus fuerit ambigitur. Le quali parole ci mostrano che Demofilo siciliano fu in fama di eccellente pittore, poichè era opinione di molti che avesse avuto Zeusi a discepolo. Sappiamo inoltre da Cicerone, da Plinio e da altri antichi scrittori, che Crotone nella Magna Grecia, Agrigento nella Sicilia, ed altre città dell’una e dell’altra provincia chiamaron Zeusi, perchè di sue pitture le abbellisse. Or noi veggiam bensì sovente i professori delle belle arti, cioè della scultura e della pittura, passati dall’Italia o dalla Sicilia in Grecia a esercitarvi le arti loro, chiamati talvolta a gran prezzo da que’ popoli: ma non so se così facilmente a questi tempi troverannosi Greci venuti per lo stesso fine in Italia. Queste riflessioni indussero, benchè con qualche dubitazione, il P. Arduino, e indurranno, io penso, ogni prudente esaminatore a credere non affatto improbabile che Zeusi nativo fosse di quella Eraclea che era vicina a Crotone nella Magna Grecia. Quae porro, dice il citato autore nelle note all’allegato passo di Plinio, ea Heraclea sit, in tanta cognominum urbium