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272 parte terza

parte frutto delle loro conquiste; quanto più queste si accrebbero, tanto più ancora accrebbesi il lor sapere; il secol d'Augusto fu quello che l’armi insieme e le lettere de Romani portò al sommo della lor gloria; nè questa sarebbe poscia venuta meno se tutt’altre cagioni, che a me qui non appartiene l’esaminare e che si posson vedere nel bel trattato Dell’origine delle grandezze e del decadimento de’ Romani di M. Montesquieu, non avessero a lenti passi condotta la repubblica alla sua rovina.

Ella è dunque questa, di cui prendiamo ora a trattare, l’epoca la più gloriosa alla romana letteratura. Abbraccia lo spazio di poco oltre ad un secolo e mezzo, cioè dall’anno di Roma 607 in cui cadde Cartagine, fino all’anno 766 in cui morì Augusto. Saravvi forse taluno a cui sembri inutile questa mia fatica, poichè abbiam avuta di fresco la Storia del secolo d’Augusto dal co. Benvenuto di S. Rafaele, stampata in Milano l’anno 1769, che anche la letteratura romana di questi tempi ha abbracciato. Ma sembra che questo autore abbia anzi voluto porci sotto degli occhi un filosofico quadro che una esatta storia. E saravvi forse chi brami in lui un più giusto ordin di cose, e non approvi, a cagion d’esempio, che la serie degli storici che nel secolo d’Augusto fiorirono,

    potere venire scemando ugualmente, egli è manifesto che non agli studi soli, ma a qualche comune origine deesi allnbune d decadimento di amendue.