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Ovidio, cioè circa l’anno 760. Tacito in fatti ne pone la morte sotto il consolato di Giunio Silano e Silio Nerva, che furono consoli l’anno 780; e dice che aveva ella per vent’anni sostenuto l’esilio: Per idem tempus Julia mortem obiit; quam neptem Augustus convictam adulterii damnaverat, projeceratque in insulam Trimerum haud procul Apulis litoribus. Illic viginti annis exilium toleravit (Annal. lib. 4, sub fin). Andiamo innanzi. Ovidio fu rilegato perchè vide un delitto; e il delitto era tale che non voleva rammentarlo ad Augusto, per non rinnovargliene il dolore. Quale delitto può mai esser questo, se non delitto infame di persona che per istretto vincolo di parentela appartenga ad Augusto, qual era appunto la sua nipote Giulia? La similitudine di Atteone, che abbiam veduto recarsi da Ovidio, giova anch’essa a comprovare la mia opinione. Ovidio dice che la prima origine della sua sventura era stata il voler penetrare nella famigliarità de’ Grandi; perchè l’amicizia di cui Giulia forse onoravalo, fu quella che lo fece ardito a entrare ove la sorprese in delitto. Confessa che fu colpa la sua, perchè certo fu egli colpevole in voler appagare la sua curiosità, singolarmente se a tal fine avesse usato o di violenza o d’inganno; ma nega di essere reo di delitto, e si protesta innocente, perchè niun misfatto con Giulia egli avea commesso; ove conviene osservare che non avrebbe già egli usato questo parlar con Augusto, se questi avesse saputo che Ovidio avea veramente commesso, o almen tentato di commettere con lei un delitto. Aggiugne che la sua colpa fu