Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo I, Classici italiani, 1822, I.djvu/458

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LIBRO TERZO 4°9 XXVI. Benché i nomi di scienze e di arti liberali si prendano talvolta promiscuamente l’uno per l’altro, nondimeno, a parlar con rigore, hanno tra loro notabile diversità. Scienze diconsi quelle che hanno il vero per loro primario oggetto; Arti liberali si dicon quelle che per loro primario oggetto hanno il bello (*). (’) La distinzione ch’io fo a questo luogo tra le scienze e le belle arti, dicendo che quelle hanno per lor primario oggetto il vero , e che queste hanno per lor primario oggetto il bello , e che perciò nelle prime si posson sempre far nuovi passi, sì vasto essendo il regno della natura, che riman sempre nuovo paese a scoprire, ma che quando le seconde son giunte a quella perfezione in cui consiste il bello , il volere ancora avanzarsi più oltre è il medesimo che dare addietro; questa distinzione, io dico, e questa mia opinione è stata ingegnosamente impugnata dal sig. co. Gian-Francesco Galeani Napione di Cocconato Passerano (Saggio sopra l’Arte Storica. Torino, 1773,p.291, ec.). Questo valoroso cavaliere con quella urbanità che è propria dalla sua nascita, e che a tutti gli uomini di lettere dovrebbe esser comune, de ,o aver onorata la mia Storia troppo più ch’ella non merita, si fa a esaminare e a combattere ciò ch’io affermo. E in primo luogo egli pruova che il bello non è proprio solamente nelle arti, ma ancor delle scienze , e che con ugual ragione si dice bella una dimostrazione, una scoperta, ec., che un poema, o un’orazione; e a tal fine assai giustamente distingue il bello della natura, il bello intellettuale e il bello d’imitazione. Ciò ch’egli dice su tale argomento , fa ben conoscere quanto giuste e chiare siano l’idee ch’egli ne ha; e io confesso che assai meglio di me egli ha analizzata questa materia. Mi lusingo nondimeno che se si esamini attentamente ciò ch’io ne ho detto, si vedrà che quanto alla sostanza io non mi discosto molto dal sentimento di questo eruditissimo cavaliere; perciocchè io non affermo che l’unico oggetto delle scienze sia la scoperta