Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo I, Classici italiani, 1822, I.djvu/553

Da Wikisource.

XXIV. Altri: ehi Ititi. 5o4 parte tersa vomva accordato anzi che a’ doti,: Et animadicr o, poùus indoctos quam doctos gratia superare; non esse certandum judicans cum indoctis ambitione, potius his praeceptis editis ostendam nostrae scientiae virtutem (ib. l. 3) Di quella fama però, che vivo per avventura ei non ottenne, la posterità gli è.stata più li. berale-, come ben si raccoglie e dalle tante edizioni che si son fatte de’ suoi libri. e da’ tanti comenti con cui da dotti uomini è stato illustrato. Di lui veggasi ancora il Fabricio (Bibl lat. l. 1 , c. 17). XXIV. A Vitruvio siamo ancor debitori della memoria eli’ egli ci ha lasciata di alcuni altri che innanzi a lui sull’argomento medesimo aveano scritto. Duolsi egli dapprima che i Greci più che i Romani siano stati solleciti di illustrare quest’arte co’ loro libri: Animadverti in ea re ab Graecis volumina prima edita; ab nostris oppido quam pauca prooem. l. 7). Quindi annovera questi pochi che tra’ Romani aveano scritto libri d’architettura. Fussitius enim mirum de his rebus primus instituit edere volumen; item Terentius Varro de novem disci piinis, unum de architettura; Publius Septimius duo. Amplius vero in id genus scripturae nemo incubuisse videtur, cum fuissent et antiqui cives magni architecti, qui potuissent non minus eleganter scripta comparare. A qual età vivesse Fussizio , non possiamo indovinarlo. Varrone, e quindi ancora Settimio, che dopo Varrone vien nominato, furono alla stessa età che Vitruvio. Altri ancora si trovano nominati da questo scrittore, che furono famosi architetti, e