Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo I, Classici italiani, 1822, I.djvu/579

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53o PARTE 1ERZ\ lui ne andasse; ma egli non volle partir da Roma (Plin. ib.). Di, lui parla ancora con lode Cornelio Celso in pm lungi,, (pracfl. ,, ec c 3 • /. 2, c. praef l 5). Ma Galeno, che allor quando \ ernie a Roma al tempo di Marco Aurelio, trovò ancor viva la memoria d1 Asclepiade, e vide ch’egli avea non pochi seguaci, parlonne assai diversamente, e in più luoghi delle sue opere ne combattè le opinioni, e talvolta ancora con assai pungenti parole (Aletho.l Mtdcnd. I. i e a; De Natural. Facult L 1 e 2 • De Crisibus, l. 3, c. 8). Anzi ei rammenta (l. de libris propriis) otto libri da sè scritti ad esaminare le opinioni tutte di Asclepiade. Essi sono periti; ma egli è verisimile che in essi ei ne avesse scoperti gli errori, e più ancor l’impostura di cui Asclepiade avea usato. VII. Molti discepoli ebbe Asclepiade in Roma; ma due singolarmente si renderono sopra gli altri famosi, Temisone e Antonio Musa (a). (1) Osserva M. Goulin che Plinio dice veramente Temisone scolaro di Asclepiade, ma che Celso lo dice sol successore, e vuole che credasi a Celso anzi che a Plinio (Mém pour servir à ■ l’Hist. de la Médec. an. 1775, p. ec.). E io gli crederei, se Celso negasse che Temisone fosse stato scolaro del dotto medico. Ma ei col dirlo seguace non esclude che gli fosse ancora scolaro: e Plinio era troppo vicino a quei tempi, perchè a lui ancora non debbasi fede. Se però fosse vero ciò che afferma come ceri.* lo stesso M. Goulin, cioè che Temisone vivesse ancora I* anno decimo delF era cristiana, che combina coll’anno 763 di Roma, e anche più tardi, converrebbe necessariamente seguire l’opinione di M. Goulin, perciocchè Asclepiade era morto almeno ceni’ anni prima. Ma io non veggo qual