Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo I, Classici italiani, 1822, I.djvu/597

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’fi PARTE TERZA giureconsulti di questo tempo. Una grande raccolta di decisioni legali fu da lui fatta, e divisi in xl libri, intitolata Digesti, che dagli antichi giureconsulti vengono spesso citati (V. Ottonis Dissert. de Alfe.no Varo; Terrasson, Hist de la Jurispr. rom. p. 233) e di Gellio ancora (l. 6, c 5) che il dice discepolo di Sulpicio, e nelle cose antiche non ne Ai "ente. La stima che col suo sapere egli erasi acquistata in Roma, fu cagione che dopo morte solenni funerali se gli celebrassero a pubbliche spese I Vct. Scholiast ad Horat. l. c.)- e una medaglia a lui coniata, nella quale egli è chiamato Alfinius, vedesi nella Raccolta delle Medaglie di Famiglie romane pubblicata dal Vaillant (tab. 6, fig. ì). VI. Questi e molti altri giureconsulti che allo stesso tempo fiorirono in Roma, molta luce arrecarono certamente alle leggi romane. Ma ciò non ostante era in esse ancor quel disordine che sembra ad alcuni esservi ancora al presente; cioè un’infinita moltitudine di leggi oscure spesso e intralciate, e che talora parevano opporsi l’una all’altra. Dolevasi di ciò il medesimo Cicerone, e a’ giureconsulti medesimi ne attribuiva la colpa, i quali o per imporre più facilmente agli ignoranti, o per coprire l’ignoranza lor propria , con mille divisioni e distinzioni affettate altro non facevano che confonder le leggi, e tutta sconvolgere la giurisprudenza: Sed pire ansi dii sive erroris objiciendi caussa, quo plura et di!fu iliora scire videantur, sive, quod similius veri est, ignoratione docendi (nam non solum scire aliquid