Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo I, Classici italiani, 1822, I.djvu/596

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LIBRO TERZO O47 e il giureconsulto Pomponio, che visse nel secondo secolo dell’era cristiana, afferma (De Origine Juris) che la statua di Sulpicio vedevasi tuttora in Roma presso i rostri detti d’Augusto. Una lettera scritta da Sulpicio a Cicerone per consolarlo nella r. irte della diletta sua Tullia si è conservata (l. 4 ad Fam. ep. 5), e può giustamente proporsi a modello di tali lettere di conforto. Ma, ciò che più appartiene al nostro argomento, molto aveva egli scritto intorno al diritto civile, e il mentovato Pomponio afferma che presso a centottanta libri aveane egli lasciati (V. Ottonis Vit. Sulp. p. 91), de’ quali varj frammenti ci son rimasti nelle collezioni delle leggi romane. V. 11 terzo celebre giureconsulto fu Publio Alfeno Varo cremonese di patria, che fiorì a’ tempi di Augusto. Il comun sentimento degli scrittori appoggiato a un passo di Orazio (l. 1, Sat. 3, v. 130) si è ch’ei fosse dapprima calzolaio; e che poscia dal suo ingegno portato a cose più grandi, gittata la lesina e il cuoio, si applicasse alle leggi. Il sopraccitato Everardo Ottone alla Vita di Sulpicio, di cui abbiam favellato, una dissertazione ha aggiunto in cui prende a combattere questa opinione, mostrando ch’ella non è abbastanza fondata, e che il Varo, di cui parla Orazio, diverso è dal celebre giureconsulto. E una lettera ancora di Cristefido Wectlero sullo stesso argomento abbiam negli Atti di Lipsia (An. 1711, p. 21). Io non voglio entrare in tal quistione, che poco finalmente monta il sapere di qual nascita egli fosse. Ciò eh1 è certo , si è che egli fu uno de’ più iàinosi