Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo I, Classici italiani, 1822, I.djvu/623

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parte terza che fece LucóUo, cioè di essere protettore universal! delle scienze, e di fomentarle con regia magnificenza. Tito Pomponio Attico, l’intimo amico di Cicerone, avea egli pure una scelta e copiosa biblioteca. Uomo amante di un dolce e onorato riposo, nemico del tumulto de’ pubblici affari, e tenutosi perciò sempre lontano dal governo della repubblica, altro piacere ei non aveva che quello di trattenersi co’ dotti, di attendere agli studi, e di coltivare ed aiutare ovunque potesse i suoi amici. Questo è il carattere che di Attico ci ha lasciato Cornelio Nipote nella elegante Vita eli’ egli ne ha scritta. Ma come giustamente osservano i due traduttori francesi delle lettere di Cicerone ad Attico, f ab. di S. Real e M. Mongault, sembra ch’ei coltivasse gli amici più per suo che per loro interesse, e che fosse amico di tutti solo per non aver nimico alcuno, dal qual gli fosse turbata la pace di cui voleva godere. Quindi egli era amico di Cicerone insieme e di Clodio, e di tutti i capi de’ diversi partiti in cui era allora divisa Roma. Cicerone molte volte gli dà gran lodi; ma spesso ancora si duole di non avere in lui trovato quel sincero ed efficace amico che avrebbe voluto. Abbiamo un’apologia di Attico inserita nel quarto tomo della raccolta di Pièces de Littérature stampata in Parigi l’anno Ma difficil cosa sembra a difenderlo, quando l’accusa è fondata su troppo autorevoli documenti. Non voglio qui lasciare di far menzione della Vita di Attico scritta dal celebre ab. di S. Pierre, il quale avendo ad