Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo I, Classici italiani, 1822, I.djvu/633

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584 ÌARTE TEnZÀ * Svetonio (ìnAug.c. 29), cum bibliotheca latina graecaque, la quale dal tempio a cui era vicina, fu detta la biblioteca d’Apolline. Quindi in una iscrizione riferita dal Pitisco (in notis ad Svet. l. c.) e dal Muratori (Nov. Thes. inscript. t. 2, p. 932) si legge: Antiochus Ti Caesaris a Bibliotheca Latina Apollinis: Di questa biblioteca fa pur menzione Orazio: Scripta Palatinus quaecumque recepit Apollo L. 1. ep. 3. Ed altrove scrivendo ad Augusto: Si munus Apolline dignum Vis complere libris. L. 2, ep. 1. Nè di questo contento, un’altra biblioteca eresse nel portico detto di Ottavia. Questo, come narra Plutarco (in Vit. Marcelli), da Ottavia sorella d’Augusto era stato innalzato in onore e in memoria del suo caro Marcello rapitogli dalla morte in età immatura. Dione dice al contrario (l. /)q, p. 417) che da Augusto medesimo fu fabbricato, e da lui chiamato col nome di Ottavia. Ma la discordanza di questi due autori facilmente si spiega colle parole di Svetonio (loc.cit.): Quaedam etiam opera sub nomine alieno, nepotum scilicet et uxoris sororisque, fecit, ut.... porticus Liviae et Odavi ae. Qui ancora dunque aveva egli eretta una biblioteca, anzi più d’una secondo il parlar di Dione, forse perchè qui ancora vi avevano libri greci e latini: Porticus et bibliothecas a sororis nomine Octavianas dictas exstruxit.