Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo I, Classici italiani, 1822, I.djvu/639

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^9° PARTE TERZA le scienze e gli uomini dotti, non solo fece sempre più ardente l’impegno di coltivare gli studi; ma vi trasse ancora molti de’ più eruditi tra’ Greci; che volentieri accorrono gli-uomini, ove possono fondatamente sperare e stima e premio del lor sapere. Già si è rammentato ciò che a favor de’ filosofi e de’ letterati d’ogni maniera fecero Lucullo, Cesare, Cicerone, Augusto , Mecenate ed altri. Il gran Pompeo parimente in ogni occasione dava a vedere in quanto pregio egli avesse gli uomini dotti; e ben mostrollo singolarmente, quando venuto a Rodi di niun’altra cosa fu più sollecito che di andare a trovare il celebre filosofo Possidonio, al quale allora infermo rese i più solenni onori; e volle udire le dispute de’ più famosi filosofi che ivi erano , a ciaschedun de’ quali ancora donò un talento (Cic. Tusc. Quaest. l. 2, n. 25; Plut. in ejus Vita). Somigliante prova di sua stima verso i filosofi diede Augusto, quando impadronitosi d’Alessandria onorò il filosofo Areo de’ più distinti contrassegni di amicizia e di confidenza, e a’ cittadini disse pubblicamente che un de’ motivi per cui egli si conduceva ad accordar loro il perdono , si era il desiderio di far piacere al suo amico Areo (Plut in Antonio). Nè minore stima mostrò egli verso il filosofo Niccolò Damasceno nel breve tempo in cui questo soggiornò in Roma (V. Mém, de l’Acad. des Inscr.). II. Non è dunque a stupire che molti Greci che per lo studio delle belle arti eran nella lor patria famosi, l’abbandonasero per venire a Roma , certi che la lor dottrina avrebbe e ad