1528) sul colle di San Sebastiano presso Lione
due lastre di bronzo, che or si conservano nel
palazzo della città, in cui, dicono, è scolpita
E arte di questo discorso, ma in uno stile men
bello di quel che è presso Tacito. Come mai
sì dotti autori hanno potuto scriver così? Si
confronti di grazia il discorso di Claudio, che è
presso Tacito (l. 11 Ann. c. 4); con quello
che è stato trovato scolpito in bronzo, e ch’è
stato pubblicato da Giusto Lipsio (Excurs. ad
l. 10 Annal.), e dal P. Decolonia (Hist. Littér.
de Lyon t.1,p. 136), e veggasi se vi ha tra l’uno
e l’altro la menoma somiglianza, sicchè si possa
dire che solo n’ è men colto lo stile. Egli è
anzi probabile che quello che fu scolpito in
bronzo, fosse il vero discorso di Claudio,
qual fu da esso tenuto in senato; e che quel
che è presso Tacito , fosse interamente dallo
stesso storico immaginato e disteso, come è
costume degli scrittori di storie.
Vili. Svetonio aggiugne delle tre lettere (c. 41)
che Claudio volle introdurre nel latino alfabeto.
Quali esse fossero, nol dice. Ma dal testimonio di Quintiliano (l. 1 , c. 7), e da qualche
iscrizione di questi tempi (V. Pitisci Comm.
in. Svet. Cl. c. 41) 7 è chiaro che una di esse
era così scritta r.j a spiegare la forza della V
consonante; l’altra per testimonio di Prisciano
(l. 1, p. 558 ed. Putsch.) era destinata a falle veci della Ψ greca, e scriveasi per oc.
Qual fosse la terza, nol sappiamo precisamente,
nè penso che sia ben impiegata la fatica a
disputarne. Esse però, finchè Claudio visse, furono o per rispetto , o per adulazion ricevute;