da Svetonio (ib.) adoperata) divisa in venti
libri; l’altra, divisa in otto, de’ Cartaginesi.
In grazia de’ quali libri, come siegue a narrare Svetonio, all’antico museo che era già in
Alessandria, ove radunar si solevano ad erudite assemblee gli uomini dotti, un altro ne
fu aggiunto che dal nome stesso di Claudio
prese l’appellazione, e si comandò che ogni
anno in un di essi si leggesse nelle pubbliche
adunanze di certi giorni determinati la storia
de’ Tirreni, nell’altro quella de’ Cartaginesi; e
che tutte si recitassero a vicenda da ciascheduno degli astanti. Questo passo ancora di Svetonio non è stato fedelmente spiegato da’ suddetti autori della Storia Letteraria di Francia;
perciocchè essi dicono che Claudio stesso ordinò e la fabbrica del secondo museo e la
solenne lettura de’ suoi libri; il che da Svetonio non si dice. Aggiungono i medesimi
autori che Tacito ci ha conservato il discorso
fatto da Claudio in senato per ottenere che i
popoli della Gallia comata, i quali già avevano
il diritto della romana cittadinanza , potessero
ancora esser posti nel ruolo de’ senatori, e che
questo è l’unico saggio che ci sia rimasto dello
stile di Claudio. Ma dice egli forse Tacito che
quelle fossero appunto le parole, o almeno i
sentimenti di Claudio? O non è anzi noto ad
ognuno che così egli, come tutti gli altri storici introducono a ragionare i lor personaggi
con que’ pensieri e con quelle espressioni che
loro piacciono? Ma più leggiadro si è ciò
ch’essi soggiungono , cioè che nel secolo xvi
furono trovate (come veramente accadde l’auno