Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo II, Classici italiani, 1823, II.djvu/151

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114 Libro

c di applausi il luogo in cui recitava, il povero Stazio si ritrovava affamato, e se volea pur vivere, gli conveniva comporre qualche nuova azion teatrale, e venderla a un celebre attore chiamato Paride: tanto era allor mancato ne’ grandi di Roma il nobile impegno di fomentare colla loro munificenza le scienze e le arti: Sed cum fregit subsellia versu , Esurit, intactam Paridi nisi vendat! Agaven. Alla stima di cui godeva in Roma Stazio, anche per la singolare sua facilità in verseggiare all’improvviso , come raccogliesi dalle lettere da lui premesse a’ cinque libri delle sue Selve, si attribuisce non senza probabile fondamento f invidia onde pare che a riguardo di lui ardesse Marziale; poichè questi nominando ne’ suoi versi alcuni amici di Stazio, di lui non ha mai fatto motto. Morì egli secondo il Dodwello l’anno di Cristo xcvi in età di soli trentacinque anni, essendo nato, come conghiettura il medesimo autore, l’anno LXI. XIII. Di lui abbiamo cinque libri di Selve ossia di varj componimenti in varie occasioni, e alcuni di essi improvvisamente da lui composti; la Tebaide, poema epico; e i primi tre libri di un altro poema intitolato Achilleide, ch’ei non potè condurre a fine. Intorno a questo poeta ancora varj e discordi sono i giudizj dei dotti. Veggansi le due opere altre volte citate del Pope-Blount (Censura Celebr. A urlar.) e del Baillet (Jug. des Sav.), e vedrassi con quanta stima di lui favellino Giulio Cesare Scaligero, Giusto Lipsio, Ugone Grozio, ed altri.