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E certo eli’ ei fu d’Aquino, da lui stesso riconosciuto per sua patria (sat. 3, v. 319). Un’antica Vita di Giovenale , che da alcuni si attribuisce a Svetonio, da altri a Probo, non bene intesa, e non ben confrontata co’ versi dello stesso poeta, ha dato occasione a parecchi errori. Ecco in breve ciò ch’ella contiene. Giovenale, o figlio o allievo (che non è ben sicuro) di un ricco liberto , fino alla metà di sua vita esercitossi in declamare per suo trattenimento piuttosto, che per desiderio di volgersi al foro. Quindi scritto avendo una breve e non infelice satira contro di Paride pantomimo e poeta di Claudio Nerone , coltivò in avvenire questo genere di poesia. E nondimeno per lungo tempo non si ardì a recitar cosa alcuna neppure a scelto numero di amici. Finalmente due o tre volte recitò le sue satire a numerosa assemblea con grande applauso, e ne’ componimenti allor fatti inserì ancora que’ primi versi. Era a quel tempo un comico assai accetto alla Corte; e Giovenale cadde in sospetto di aver voluto sotto figura adombrare i tempi presenti, e quindi col pretesto onorevole di militar dignità, benchè già ottogenario, fu dalla città allontanato, e inviato a comandare una coorte nell’estremità dell’Egitto, dove in pochissimo tempo di disagio e di tedio finì i suoi giorni. Fin qui f antica Vita di Giovenale. Sulla quale non ben fondati alcuni pensarono che il Paride da lui oltraggiato fosse quegli che visse sotto Nerone, e che da lui fu ucciso (Svet. in Ner. c.); altri che fosse colui che visse a’ tempi di Domiziano (Svet. in Domit. c. 3): e che.