divien troppo oscuro; difetto in cui Orazio si
avvedeva di cader egli stesso talvolta: Brevis
esse laboro: obscurus fio (De Arte Poet.): ma
difetto in cui cadde assai più gravemente Persio. Egli è certo nondimeno che le Satire di
Persio son ripiene di ottimi sentimenti, ed
espressi sovente con molta forza; e a questo
attribuir si dee la stima di cui egli godeva;
stima a tanto maggior ragione dovutagli, quanto
più nel riprendere i vizj de’ suoi tempi era
Persio, se se ne traggono pochi versi, ritenuto
e modesto nell’espressione; nel che egli è certo
superiore e ad Orazio e a Giovenale. Forse
ancora la sua oscurità giovò a Persio per essere più avidamente ricercato e letto; poichè
veggiamo che il piacer che si trova nell indovinare fantasticando ciò che uno scrittor voglia dire, quando singolarmente si crede eh ei
tocchi persone a noi conosciute, ci rende tanto
più dilettevole la lettura di un libro, quanto
più sono oscuri gli enigmi tra cui si avvolge,
e quanto più ci lusinghiamo di aver talento a
scoprirli. Pare che i Francesi abbiano in molta
stima questo poeta, poichè oltre le due versioni sopraccitate, due ne sono uscite alla luce
in prosa francese in quest’anno medesimo 1771
in cui io scrivo, una di M. Carron de Gibert,
l’altra dell’ab. le Monnier.
XXIV. A Persio vuolsi congiungere Decimo
Giunio Giovenale più pel genere di poesia in
cui esercitossi, che per l’età a cui visse. Alcuni l’han detto spagnuolo di nascita, ma senza
alcun fondamento, come confessa il medesimo
Niccolò Antonio (Bibl. hisp. Vet. l. 1, c. 18).