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132 Libro

divien troppo oscuro; difetto in cui Orazio si avvedeva di cader egli stesso talvolta: Brevis esse laboro: obscurus fio (De Arte Poet.): ma difetto in cui cadde assai più gravemente Persio. Egli è certo nondimeno che le Satire di Persio son ripiene di ottimi sentimenti, ed espressi sovente con molta forza; e a questo attribuir si dee la stima di cui egli godeva; stima a tanto maggior ragione dovutagli, quanto più nel riprendere i vizj de’ suoi tempi era Persio, se se ne traggono pochi versi, ritenuto e modesto nell’espressione; nel che egli è certo superiore e ad Orazio e a Giovenale. Forse ancora la sua oscurità giovò a Persio per essere più avidamente ricercato e letto; poichè veggiamo che il piacer che si trova nell indovinare fantasticando ciò che uno scrittor voglia dire, quando singolarmente si crede eh ei tocchi persone a noi conosciute, ci rende tanto più dilettevole la lettura di un libro, quanto più sono oscuri gli enigmi tra cui si avvolge, e quanto più ci lusinghiamo di aver talento a scoprirli. Pare che i Francesi abbiano in molta stima questo poeta, poichè oltre le due versioni sopraccitate, due ne sono uscite alla luce in prosa francese in quest’anno medesimo 1771 in cui io scrivo, una di M. Carron de Gibert, l’altra dell’ab. le Monnier. XXIV. A Persio vuolsi congiungere Decimo Giunio Giovenale più pel genere di poesia in cui esercitossi, che per l’età a cui visse. Alcuni l’han detto spagnuolo di nascita, ma senza alcun fondamento, come confessa il medesimo Niccolò Antonio (Bibl. hisp. Vet. l. 1, c. 18).