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provano solo eli1 egli avea fama di buon poeta e ne’ versi elegiaci e negli eroici: Quique vel imp u’ibus numeris, Montane , vel aequis Sufficis, et gemino carmine nomen habes. L. 4 de Ponto , el. Ult Seneca il padre ossia il retore, continua lo stesso scrittore, non teme di pareggiarlo a’ più grandi poeti che i aveano preceduto. Sì certo: Seneca dice in fatti (Controv. 16): Montanus Julius qui comis fuit, qui que egre gius poeta. Ognun vede che la traduzione non può essere più fedele. Ma S.tieca il filosofo nol chiama che col nome di poeta tollerabile (ep. 122). E veramente i versi che lo stesso Seneca a questo luogo ne adduce, e che anche f ab. Longchamps ci mette innanzi, come degni di sì gran poeta, sono poi finalmente una descrizione del Sol nascente in quattro versi, a’ quali egli ne aggiugne di seguito, come se fossero dello stesso poeta, due altri che Seneca pone in bocca di Varo, sul Sol che tramonta. Finalmente aggiugne l’ab. Longchamps, che Giulio Montano morì anch’egli, come suo fratello Vozieno, vittima degl’ingiusti sospetti di Tiberio. Su qual fondamento lo afferma egli? Su quel medesimo di cui troppo spesso egli usa: la sua autorità. I Maurini confessano che nulla sappiamo della sua morte; e realmente altro di lui non troviamo, se non che l’amicizia di cui godea presso Tiberio , coll’andar del tempo si raffreddò (Sen. ep cit.); ma quando e come egli morisse, non si ritrova. L’altro poeta è Senzio Augurino; del cui poetico valore grandi cose ci narra in