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una sua lettera Plinio il Giovane (l. 4, ep. 27), e ne dà in saggio alcuni versi che quegli in lode di lui avea composti. I Maurini dicono che egli era figlio di Gneo Senzio, Gallo di nazione, che avea il soprannome d’illustre (l. 1, p. 253); e l ab. Longchamps, secondo suo costume , ne segue fedelmente il parere. Ma io temo che i detti autori siansi qui lasciati abbagliare alquanto dall’amor della patria. Essi a conferma del loro detto non recano che una nota al detto passo di Plinio, cioè quella, io credo, del Cattaneo che così ha appunto: Filium Cn. Sentii Galli viri illustris. Ma il Cattaneo, che visse al principio del xvi secolo, è egli autore alla cui semplice asserzione si debba fede? Pur gli si creda. Il dire Gneo Senzio Gallo, è egli lo stesso veramente che dire ch’ei fu Gallo di nascita? Già abbiam mostrato altrove che un tal nome non prova punto. Finalmente il dire che Gneo Senzio fu uomo illustre , è egli lo stesso che dire ch’egli ebbe il soprannome d’illustre? Ma usciam da queste contese, in cui io entro sempre malvolentieri, e sol quando il dovere di sincero storico mi costringe a rendere all’Italia un vanto ingiustamente rapitole. XXXI. Finalmente non vuolsi omettere il nome di un altro poeta , di cui nè troviamo memoria alcuna negli antichi scrittori, nè sappiamo che lasciasse dopo di sè alcun saggio del poetico suo valore, ma che nondimeno esser doveva eccellente , anzi tale ei si die’ a vedere nell’età ancor fresca di tredici anni. Ne dobbiam la notizia a un’antica iscrizione xxxt. Valerio P*diDte porla gioriuelto.