IV Alaterno.
Messala, Materno e Giulio Secondo , combattono fortemente il parere da lui sostenuto.
Finalmente se alcuna cosa vi si tocca della
vita di Apro, più ancora vi si parla di ciò
che appartiene a Materno, come potrà vedere
chiunque prenda a leggere il mentovato Dialogo. Non vi ha dunque ragione alcuna che
ci renda probabile l’opinione de’ sopraddetti
scrittori. Anzi è evidente che dicendo l’autor
del Dialogo , ch’egli era giovane assai, quando
esso si tenne, questi non può certo essere
Apro che, come si è detto, avea allora circa
6.4 anni di età. I Maurini escono da questa
difficoltà con un felicissimo scioglimento. Apro,
dicono, finse così per tenersi occulto. Ma a
qual fine? Se egli, come pensano i Maurini,
scrisse per antiporre i suoi tempi agli antichi,
non dovea anzi sperarne lode? Innoltre Apro
vuol tenersi occulto, e poi indirizza il suo
libro a Giusto Fabio suo amico, uomo che
certo vivea, poichè fu amico ancora di Plinio
il Giovane Plin. l. 1, ep. 11; l. 7, ep. 2)? Chi
mai, non volendo essere conosciuto autor di
un libro, ne fe’ la dedica ad uno che gli fosse
congiunto per amicizia?
IV. Nulla migliore è il fondamento a cui si
appoggia un’altra opinione proposta da M. Morabin nella prefazione premessa a questo Dialogo da lui recato in francese, e pubblicato
l’anno 1722. Ei ne fa autore Materno, uno
degl’interlocutori del Dialogo. Osservisi, dice
egli, lo scopo principale di esso. Si vuole in
somma mostrare che la cagione del decadimento deli’ eloquenza è veramente la condizione