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168 libro

IV Alaterno. Messala, Materno e Giulio Secondo , combattono fortemente il parere da lui sostenuto. Finalmente se alcuna cosa vi si tocca della vita di Apro, più ancora vi si parla di ciò che appartiene a Materno, come potrà vedere chiunque prenda a leggere il mentovato Dialogo. Non vi ha dunque ragione alcuna che ci renda probabile l’opinione de’ sopraddetti scrittori. Anzi è evidente che dicendo l’autor del Dialogo , ch’egli era giovane assai, quando esso si tenne, questi non può certo essere Apro che, come si è detto, avea allora circa 6.4 anni di età. I Maurini escono da questa difficoltà con un felicissimo scioglimento. Apro, dicono, finse così per tenersi occulto. Ma a qual fine? Se egli, come pensano i Maurini, scrisse per antiporre i suoi tempi agli antichi, non dovea anzi sperarne lode? Innoltre Apro vuol tenersi occulto, e poi indirizza il suo libro a Giusto Fabio suo amico, uomo che certo vivea, poichè fu amico ancora di Plinio il Giovane Plin. l. 1, ep. 11; l. 7, ep. 2)? Chi mai, non volendo essere conosciuto autor di un libro, ne fe’ la dedica ad uno che gli fosse congiunto per amicizia? IV. Nulla migliore è il fondamento a cui si appoggia un’altra opinione proposta da M. Morabin nella prefazione premessa a questo Dialogo da lui recato in francese, e pubblicato l’anno 1722. Ei ne fa autore Materno, uno degl’interlocutori del Dialogo. Osservisi, dice egli, lo scopo principale di esso. Si vuole in somma mostrare che la cagione del decadimento deli’ eloquenza è veramente la condizione