de’ tempi, come si raccoglie da varj tratti
satirici e mordenti ne’ quali occultamente si
prende di mira l’imperador Vespasiano. Or
questo prurito di mordere e di satireggiare
era proprio di Materno. In fatti nel principio
del Dialogo si accenna che in qualche tragedia egli avea offeso gli animi de’ potenti; ed egli,
non che mutare stile, si dichiara di aver composta un’altra tragedia in cui avea inseriti alcuni passi di tal natura, a cui nell’altra non
avea potuto dar luogo. E questo suo prurito
di mordere gli fu poscia fatale, poichè, secondo
Dione, ei fu perciò da Domiziano dannato a
morte. Benchè a me non sembri di trovare in
questo Dialogo que’ tratti satirici contro di
Vespasiano, che vi ha trovato M. Morabin, egli
è vero nondimeno ciò che di Materno ei narra , ed è vero ancora che in esso il decadimento dell1 eloquenza si attribuisce singolarmente alla condizione de’ tempi. Ma è egli
questo un argomento bastevole a conchiudere
che Materno ne sia l’autore? Confessa M. Morabin che questi non dovea essere molto giovane nel sesto anno di Vespasiano. Ma risponde
egli pure, come han poscia fatto i Maurini
per riguardo di Apro, che il dirsi dall’autor
del Dialogo ch’egli era allora assai giovane, è
una finzione del medesimo autore per tenersi
occulto. La riflessione che fatta abbiamo di
sopra parlando di Apro, vale qui ancora; poichè non avrebbe Materno, volendo occultarsi,
indirizzato il Dialogo ad un suo amico, e conosciuto in Roma, qual era Giusto Fabio. In
somma non abbiamo su questo punto lume