Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo II, Classici italiani, 1823, II.djvu/245

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20*5 LIBRO parole: Dccinìus atquc ultìmus luijns Opcris líber. scu studiosi rum inerita. seti scnptoriun sc^nizìe , seti alio quovis casu aetatis nostrae, perditus est Verum Julius Paris abbreviator / aierii posi novera libros explicitos hunc decimum sub infrascripto compendio complexus est / erba quidem Julii Paridis hoec sunt, ec. E qui segue il principio di detto libro , quale appunto vedesi alle stampe. Da queste parole il Vossio ha congetturato (De Histor.lat. l. 1 , c. 24) che l’opera che noi abbiamo di Valerio Massimo, altro non sia che il compendio di essa fatto dal mentovato Giulio Paride, che perciò dicesi abbreviator di (Valerio. Ma se ben si rifletta , nel passo sopraccitato sembra che Giulio Paride si (dica abbreviator di Valerio solo per riguardo a questo ultimo libro , e che si accenni che gli altri furon da lui o copiati, o in qualche modo illustrati. Il che rendesi, a mio parere, evidente dalla diversa maniera con cui si parla de’ primi nove e del decimo: post novem libros explicitos, hunc decimum sub) infrascripto compendio complexus est. Con maggior fondamento si vuole da altri che un cotal Gennaro Nepoziano sia il compendiatore di Valerio Massimo, e die qup.sto compendio sia quello appunto che noi abbiamo. Del qual sentimento è fra gli altri il P. Cantel nella prefazione premessa all’edizione di questo autore da lui fatta in Parigi l’anno 1679. Apoggiasi quest’opinione a una lettera di Nepoziano, che da un codice ms. ha pubblicala il P. I ahbe (Noe. Bibl. mss. t 1, p. in cui «gli dopo aver detto dia