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romano impero era debitore della salute al suo principe: Proinde jure meritoque populus romanus salutem se principi suo debere profitetur, perchè impedito avea che l’impero romano non fosse come il macedonico sconvolto dalle guerre civili; e mostrandosi a guisa di favorevole stella, dissipata avea con improvviso sereno la sorgente tempesta: novum sidus illuxit quantam tempestatem subita serenitate. discussit? Qual diversità vi sarebbe stata tra l’un regno e l’altro, e qual maggior gratitudine avrebbe dovuto professar Roma al suo principe, che la Macedonia ad Alessandro, se amendue gl’imperi fossero stati agitati e sconvolti da lunghe guerre? VIII. Ciò presupposto, vedesi chiaramente che alcune delle riferite sentenze non si possono per alcun modo sostenere. Qual fu la notte che al salire d’Augusto al trono minacciasse rovina alla repubblica? Qual fu l’improvviso sereno con cui egli dissipò la procella? E non furono anzi più e più anni di sanguinose guerre civili che gli aprirono la strada all’impero? E come mai han potuto scrivere alcuni che la notte di Curzio sia quella stessa di cui parla Virgilio (Georg. l. 1), cioè l’ecclissi del sole, che seguì dopo la morte di Cesare? come se Curzio non parlasse di una vera notte, ma di un’ecclissi, e come se quest’oscurità fosse stata con improvviso sereno dissipata da Augusto che, come si è detto, funestò prima la repubblica con molti anni di guerre civili. Lo stesso dicasi di Tiberio. Egli salì pacificamente al trono dopo la morte di