Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo II, Classici italiani, 1823, II.djvu/255

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218 LIBRO concorda colle parole di Curzio. Ucciso Caligola il dopo pranzo de’ 24 di gennaio, levossi un fiero tumulto, per cui convenne a’ consoli di dividere fra diversi quartieri le truppe per acchetarlo: radunossi al medesimo tempo il senato, e tutto il restante del giorno e tutta la seguente notte si stette disputando e deliberando senza conchiudere cosa alcuna. Altri volevano che si rimettesse la repubblica nell’antico stato di libertà , altri che un altro imperadore si nominasse, ma questi ancora eran tra loro discordi in eleggerlo. Claudio frattanto per timore nascostosi in un angolo del palazzo, e trovato a caso da alcuni soldati, fu condotto suo malgrado al campo, e gridato imperadore, dignità eh1 egli dopo essere stato per qualche tempo dubbioso, si condusse finalmente ad accettare. Il popolo approvò l’elezione, il senato la rigettò: e mostravasi fermo a volere la libertà , e anche a dichiarare la guerra a chi ardisse di aspirare all’impero. Ma i soldati ed il popolo a forza di tumulto e di grida costrinsero finalmente il senato a cedere, e a riconoscere Claudio imperadore. Or ecco la notte in cui per la discordia de’ membri fu l’impero a pericolo di rovina; ecco il principe che con improvviso sereno dissipò la tempesta, estinse le fiaccole, fece cadere a terra le spade. La notte seguente all’uccision di Caligola fu notte di tumulto e di confusione; e l’impero privo di capo, e diviso in varj partiti e in varj voleri, era vicino a provare i funesti effetti di una sconvolta e turbolenta anarchia. Claudio coll’accettare l’impero sopì l’incendio