Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo II, Classici italiani, 1823, II.djvu/265

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XVI. R.!ie»»ioui sul luio sii* le. 228 LIBRO libri, e parte del quinto, che giugne poco oltre al principio del regno di Vespasiano. Ella è comune opinione, sostenuta ancora da Giusto Lipsio, che Tacito fosse già vecchio quando si accinse a scrivere queste storie. Ma, come ha osservato il Bayle (l. cit.), egli è certo che Tacito scrisse vivendo Traiano; e quindi, essendo egli nato verso l’an 60, non dovea contare che quaranta o cinquant’anni d’età; e innoltre egli stesso dichiara che quando giugnesse a una robusta vecchiezza, avrebbe allora scritta la storia di Nerva e di Traiano: Quod si vita suppeditet, principatum divi Nervae, et imperium Traiani, uberiorem securioremque materiam, senectuti reposui (Hist. l. 1, c. 1). Vuolsi ancora avvertire che egli scrisse prima i libri delle Storie, e poi gli Annali, come con molti argomenti chiaramente si mostra da molti autori, e singolarmente dal Bayle che di parecchi punti appartenenti alla vita di Tacito ha assai lungamente e diligentemente trattato. Di lui abbiamo inoltre un libro de’ costumi degli antichi Germani, e un altro delia A ita di Giulio Agricola. Vi ha ancora chi gli attribuisce il Dialogo altre volte da noi mentovato intorno al decadimento dell’eloquenza; ma già si è dimostrata la poca verisimiglianza di tale opinione. XVI Non vi è forse scrittore alcuno intorno a cui tanti interpreti e spositori e osservatori siansi adoperati. Ne’ due scorsi secoli principalmente niuno poteva aspirare alla fama di gran politico , se non faceva riflessioni sopra Tacito, o se non mostravasene almeno attonito