Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo II, Classici italiani, 1823, II.djvu/281

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a44 lirro Tacito (/ i5 Ann. c. 16) si raccoglie; cosi ’ molti altri verso il tempo medesimo, che lungo e inutil sarebbe il voler far menzione di tutti. Si può vedere ciò che di es.-u ha scritto il Vossio (De Histor. lat l. 1, c. 23, ec.). Io aggiugnerò solamente che tra gli scrittori di storie debbonsi annoverare ancora gl’imperadori Tiberio e Claudio, che, come abbiam detto, oltre altri libri scrissero la lor propria Vita, e la celebre Agrippina madre di Nerone, la quale scrisse ella pure la sua Vita e le vicende di sua famiglia (Tac. l. 4 Ann. c. 53). XXIV. Nulla meno fecondi di scrittori di storie furono i regni di Domiziano e di Traiano, come da varj passi delle lettere di Plinio il Giovane si raccoglie. E due singolarmente son celebri nelle storie, perchè furono vittime infelici del crudel furore di Domiziano, Erennio Senecione, e Lucio Giunio Aruleno Rustico, da lui fatti uccidere, quegli perchè avea scritta la Vita del celebre filosofo Elvidio, di cui ragioneremo nel Capo seguente (Tat. Vit. Agric. c. 45; Plin. l. 1, ep. 5; l. 3. ep. 11; l. 7, ep. 19, ec.); questi perchè avea scritte le lodi dello stesso Elvidio e di Peto Trasea (Svet. in Domit. c. 10). Quel Pompeo Saturnino ancora, che abbiam già annoverato tra gli illustri poeti, era. a parer di Plinio, storico eccellente; perciocchè questi, dopo aver favellato con molta lode delle orazioni da lui recitate, ei nondimeno, continua (l. 1, ep. 16), più ancora piacerà nella storia e per la brevità, e per la chiari zza, e per la soavi tei, e per gli ornamenti, ed anche per la sublimità dello stile. Con somiglianti