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che Seneca per farsi più lungamente ammirar da Nerone non gli permise il leggere gli antichi oratori; e Tacito ancora parla di Seneca come di precettor d’eloquenza (l. 13 Ann. c. 2). Non par dunque probabile che Agrippina desse a Nerone maestri di quella scienza cui ella non giudicava a un imperador conveniente. Ma se Nerone non fu nè coltivatore della filosofia , nè protettor de’ filosofi, non troviamo nemmeno, come si è detto, ch’egli contro di essi particolarmente volgesse il suo sdegno; e se alcuni di loro furono per suo ordine uccisi, come fra gli altri avvenne a Seneca, ciò non fu perchè essi fosser filosofi, ma perchè Nerone contro di ogni ordine incrudeliva senza riguardo.

VI. Il primo tra gli imperadori che a’ filosofi si mostrasse nimico, fu quegli da cui meno essi avrebbon dovuto aspettarlo, cioè Vespasiano, ottimo principe, e, come altrove abbiam detto, fomentator degli studj e protettore de’ dotti. Ma della severità contro di essi usata da Vespasiano i filosofi stessi furono in colpa. Costoro per una cotal filosofica alterigia avvezzi a mordere e a riprender pubblicamente i vizj de’ precedenti imperadori, usavano del medesimo stile per riguardo a Vespasiano che pur tanto era da essi diverso. Egli, come narra Svetonio (in Vesp. c. 13), soffrì pazientemente la loro audacia, e singolarmente dissimulò per lungo tempo l’insoffribile tracotanza dello stoico Elvidio Prisco , che anche essendo pretore non cessava in ogni maniera di mordere e d’insultar Vespasiano; e costretto finalmente a proferire Tiraboschx, Voi. II. 17 vi. Vespavijr.o li CtfCCUL lÌJ Ito tua.