Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo II, Classici italiani, 1823, II.djvu/298

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c. 17); ni* noi troviamo che poscia ei più ne partisse, se non per l’esilio, o per qualche viaggio che intraprese; onde possiam noi pure a ragione annoverarlo tra’ nostri scrittori, poiche’ visse sempre tra noi, come a ragione lo annoverano gli Spagnuoli, perchè nacque tra loro (27). Dopo i primi studj dell’eloquenza, ne’ quali probabilmente ebbe a maestro lo stesso suo padre, egli interamente si volse alla filosofia, benchè il padre ne fosse nimico, e cercasse di distoglierlo da tale studio (ep. 108). I Pittagorici e gli Stoici piacquero a Seneca sopra tutti, ed ebbe per suoi maestri Sozione tra’ primi, Attalo tra’ secondi (ib.); e racconta egli stesso a qual maniera di vivere sobria e dura si soggettasse per qualche tempo (ib.). Ciò non ostante, ei non lasciò di trattar le cause nel Foro; nel che essendo salito a gran fama, poco mancò che essa non gli fosse fatale; perciocchè Caligola, solo perchè egli avea in sua presenza perorato con sommo valore in una causa in senato, già avealo dannato a morte; e solo si astenne dal fare eseguir la sentenza, perchè una donna a cui egli solea prestar fede, assicurolla che Seneca già consumavasi di etisia, e che non poteva sopravvivere (a) Molti hanno scritto che Seneca il Filosofo nascesse l’anno decimoterzo dell’era cristiana clic combina col penultimo di Augusto. Ma ei racconta di aver veduta uua cometa verso il tempo della morte di esso (Naturai. Quaest. I. 1), e perciò ilovea già allora avere un’età ragionevole. \ eggasi intorno a ciò l’opera piti volte citata di M. Goulin (Meni, pour servir à t’TIis!. de la Médec. ari. 1775, p. 349, ec-)•