Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo II, Classici italiani, 1823, II.djvu/305

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aG 8 libro numero. Cominciam dall1 esaminare ciò che appartiene al suo carattere morale (28). Giusto Lipsio ne dice tal lodi, che se da lui dipendesse , per poco io credo, nol vedremmo collocato sopra gli altari. Egli ci rappresenta Seneca come uomo di una sobrietà e frugalità senza esempio , che sta nella Corte senza contrarne alcun vizio , che è a fianco de’ principi senza adularli, che veglia continuamente sopra se stesso, che ogni sera esamina scrupolosamente la sua coscienza, che pieno è di rispetto e di sommission verso Dio, che è povero fra le ricchezze, umile fra gli onori; che tutte ha in somma e nel grado più eccelso non sol le morali, ma quasi ancora le cristiane virtù (V. I. Manu duci., ad stoic. philos. diss. 18, et Vit. Sen. c. 7). Altri al contrario ci parlan di Seneca come di un furbo , d’ 1111 ipocrita , d1 un impostore che sotto l’ingannevole apparenza d’un’austera virtù celasse i più infami e ahi bominevoli vizi. Fin da quando egli viveaj Suilio accusollo d’invidia contro coloro che celebri si rendevano per la loro eloquenza, di adulterio commesso con Giulia figlia di Germanico , di enormi usure, e d’immense ricchezze da lui ammassate col volgere a suo prò (’) Il sig. ab. Lampillas dalla pagina 137 fino alla pagina 214 del primo suo tomo si occupa iu fare l’apologià del carattere morale di Seneca, e in ribalterei ciò che ne ho scritto, lo non impiegherò pure una linea in difendere la mia opinione. In questo tratto della mia Storia i giudici hanno le accuse; iu quello dell’ab. Lampillas bau le difese. Essi decidano , e diari»’ lo sentenza.