Tac. I. 2 Hist. c. 62). Ma essi con incredibile
ardire esposero pubblicamente in Roma un altro bando, con cui predicendo ordinavano che
dentro quel giorno medesimo \ ileilio sgombrasse dal mondo. Dione vorrebbe persuaderci
che si avverasse la predizione; ma Svetonio,
assai più vicino a quei tempi, scrive che il
giorno determinato da Vitellio alla partenza
degli astrologi, e dagli astrologi alla morte di
Vitellio, era il primo d’ottobre; e questi visse
fino al dicembre innoltrato. Cièche ch’è certo, si è
che Vitellio fu ucciso, e gli astrologi continuarono a starsene sicuramente in Roma, benchè alcuni di essi fossero da lui stati uccisi
(Svet. l. c.). Anzi Vespasiano ebbeli cari assai,
e singolarmente il già mentovato Seleuco (Tac.
l. 2 Hist. c. 78). Anche l’ottimo Tito sembra
che da questa ridicolosa superstizione non si
tenesse lontano (Svet in Tito, c. 9). Ma Domiziano sopra tutti n’era pazzo adoratore, e
di essi valeasi in particolar maniera a conoscer coloro da cui potesse temere insidie e
congiure, per prevenire colla lor morte i rei
disegni. Veggansi le grandi cose che in questo
genere si raccontano da Dione e da Svetonio
(Dio l. 67; Svet. in Domit. c. t \. 10), le quali
ci fan conoscere quanto acciecati fossero allora la più parte degli uomini nel lasciarsi aggirare da tali impostori, e quanto saggiamente
avesseli Tacito deffiniti, quando gli disse sorta
<t uomini traditori de’ grandi, e ingannatori
degli speranzosi, che dalla nostra città saranno
sempre cacciati, e sempre vi rimarranno (l. 1