Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo II, Classici italiani, 1823, II.djvu/345

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3o8 libro Hist. r. 22). Di Traiano non vi ha, ch’io sappia, argomento a conchiudere che fosse protettore o seguace dell’astrologia giudiciaria, Ma ben lo fu Adriano uomo abbandonato a tutte le più sciocche superstizioni. Di lui narra Sparziano (in Hadr. c. 16) che nell’astrologia era egli così versato, che al primo dì di gennaio egli scriveva tutto ciò che in quell’anno poteva accadergli, e in quell’anno in cui egli morì, tutte scrisse le azioni ch’ei dovea fare fino all’ultima ora di sua vita. Le quali predizioni però io credo che saranno state somiglianti a quelle de’ nostri facitor d’almanacchi. Deesi per ultimo avvertire che gli astrologi a questo tempo, e anche per molti secoli susseguenti, chiamavansi spesso col nome di’ matematici, appellazione troppo onorevole certamente per vani impostori, quali essi erano. Il solo vantaggio che dalle loro imposture si ricavava, era il mantenersi vivo in qualche maniera lo studio dell’astronomia, che forse altrimenti sarebbe stato dimenticato; ma di questo studio medesimo troppo abusavan!! costoro col rivolgerlo agli usi della fallace astrologia giudiciaria. XXXI. Sarebbe a bramare per onor de’ Romani, che altri almeno vi fossero stati a questa età a cui il nome di astronomi, o di matematici con più ragione si convenisse. Ma convien confessarlo che gli studj di tal natura, a’ tempi singolarmente di cui parliamo , assai poco furono coltivati. Se se ne traggano Plinio il Vecchio che dell’astronomia scrisse ciò che trovò sparso ne’ libri greci che avea tra le