Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo II, Classici italiani, 1823, II.djvu/349

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3l 2 LIBRO perchè egli ancor fu spagnuolo, e nativo di Cadice, com’egli stesso afferma (l. 8, c. 16;. Sembra nondimeno eli’ ei vivesse in Roma, ove conobbe Seneca il filosofo, di cui parla come d uomo ancora vivente, e ne rammenta le ampie e fertili vigne (l. 3, c. 3). Di lui abbiamo XII libri d’Agricoltura scritti con eleganza; e il decimo di essi è sulla coltura degli orti, e scritto in versi; del qual poemetto è a stupire che non avesse notizia il P. Rapin, poichè ei credette di essere il primo che scrivesse di tale argomento (V. praef. ad lib. Hort.). A questi libri un altro separato si aggiunge intorno agli alberi. Plinio cita talvolta l’opera di Columella, e talvolta ancor la confuta, benchè ad altri sembri che senza ragione. Veggasi ciò che più lungamente osservano intorno a questo scrittore Giannalberto Fabrizio (Bibl. lat. l. 2, c. 7), Niccolò Antonio (Bibl. hisp. vet. l. 1 , c. 5), e Mattia Gesner nella prefazione alla magnifica edizione da lui fatta in Lipsia l’anno i —35 di tutti i Latini Scrittori d’Agricoltura. Non vuolsi finalmente tacere di Antonio Castore botanico famoso in Roma a’ tempi di Plinio il Vecchio, il quale ne fa onorevol menzione (l. 25, c. 2), e rammenta il vago orticello ch’egli avea, in cui nutriva gran copia di erbe d’ogni maniera; uomo degno d’essere ricordato anche per la lunga e felice sua vita; perciocchè egli oltrepassò il centesimo anno senza aver mai sofferto alcun male, e senza essergli per vecchiezza venute meno nè la memoria nè le forze.