Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo II, Classici italiani, 1823, II.djvu/357

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320 L1BHO avviene , egli dice (De meth. medendi l. 1) che anche i calzolai, i tintori, i falegnami i ferrai, abbandonate le arti loro, divengon medici. Coloro poi che impastino o i colori a’ pittori, o le droghe a’ profumieri, pretendono ancora di avere il primo luogo. Il che tanto più facilmente doveva accadere, perchè non richiedendosi allora legale approvazione a esercitare quest" arte, bastava, come dice Plinio, che un si vantasse di esser medico, perchè tosto se gli avesse fede. A questo gran numero di medici allude scherzevolmente.Marziale , e accenna il costume fin d’allora introdotto, che i più rinnomati tra essi andassero alla visita de’ loro infermi accompagnati da’ loro discepoli, i quali aneli’ essi voleauo far sull’infermo le attente loro osservazioni , e gli eran con ciò di noia anzi che di sollievo. Languebam: sed tu comitatus protinus ad me Venisti centum, Symmache , discipulis. Centum me tetigere manus Aquilone gel.Uae: Non habui lebrim , Sj uimache * nunc habeo. L. 5, epigr. 9. VI. Non giova dunque ch’io mi trattenga a | ricercare i nomi de’ medici che a questo tempo vissero in Roma; e molto più che furono quasi tutti stranieri. Molti di essi si posson vedere annoverati nella Storia di Daniello le Clerc (par. 3, l. 2). Ma qualche più distinta menzione vuolsi far- di coloro che la medicina illustrarono co’ loro scritti. Tra questi vuol nominarsi tra’ primi Aurelio, o , come sembra ad altri dovevasi leggere (V. Morgagni ep. 4 in Cels.),