Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo II, Classici italiani, 1823, II.djvu/403

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366 LIBRO almeno in gran parte preda del fuoco. Tacito annoverando i danni ch’esso produsse, e le cose di grandissimo pregio che ne furono con sinuate, nomina monumenta ingeniorum antiqua et incorrupta. La biblioteca Palatina singolarmente dovette soffrirne, poichè, secondo lo stesso Tacito, l’incendio ebbe principio a quella parte del Circo ch’era vicino al colle Palatino e al Celio, e dopo essersi sparso pel piano salì ancora all’alto, ed ogni cosa distrusse. Egli è facile a immaginare l’immenso danno che ne seguì a ogni genere di letteratura e di scienza. A que’ tempi in cui si rare eran le copie de’ libri, e in cui il sapere era quasi tutto rinchiuso entro le mura di Roma, moltissimi libri dovettero perdersi interamente. Noi forse a quest’incendio dobbiamo il non essere , annoiati dalle opere de’ cattivi scrittori; chè essendo vene pochissime copie, saranno allora per buona sorte irreparabilmente perite; ma ad esso dobbiamo ancora la perdita di tante pregevolissime opere de’ migliori autori, ch’essendo state composte non molti anni prima, e non essendosene perciò ancora moltiplicate assai e sparse in ogni parte le copie, furon consunte dal fuoco senza speranza di ripararne la perdita. A questo un altro incendio si aggiunse alcuni anni dopo, cioè a’ tempi di Tito, in cui per tre giorni continui le fiamme fecer in Roma orribil rovina (Svet. in Tito, c. 8). In esso tra gli edificj distrutti dal fuoco, Dione annovera (l. 66) il portico di Ottavia insieme co’ 1ibri, cioè la biblioteca che ivi era stata posta da Augusto, e che nell’incendio di