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Spagna; Favorino, Crina, Carmi de, Domizio Afro, Giulio Affricano ed altri dalle Gallie; molti de’ filosofi, dei quali abbiam di sopra parlato, erano o Greci, o di diverse provincie dell’Asia; la guerra coi Giudei e la rovina di Gerusalemme trasse a Roma molti ancora di quella nazione. Roma in somma era un troppo luminoso teatro, perchè non vi avessero ad accorrere da ogni parte coloro che per qualche via potevano lusingarsi di trovarvi favorevol fortuna; e quindi Roma, come dice il filosofo Seneca (De Consol. ad Helv. c. 6), era quasi la comun patria del mondo tutto; e vi si vedeva una piacevole mescolanza e confusion di nazioni d’abito, di lingua, di costumi diverse. Questo si gran concorso di stranieri d’ogni provincia recò non piccolo danno alla lingua latina, come nella Di ssertazione preliminare si è dimostrato; ma giovò insieme a tener vivo per alcun tempo il fervor degli studj, che senza ciò sarebbe forse illanguidito più presto e venuto meno. Molti di questi dotti stranieri sono già stati da noi annoverati nel decorso di questo libro. E altro perciò or non faremo che parlar brevemente di alcuni altri, de’ quali finora non si è ragionato. * li. Tra essi degni singolarmente d’essere nominati sono due Ebrei che per la loro erudizione si rendettero famosi in Roma, ove vissero per alcun tempo, cioè Filone e Giuseppe. Il primo, nato di genitori ebrei in Alessandria, ebbe agio in quella dotta città d’istruirsi nella greca letteratura, in cui di fatto mostrossi versato, e singolarmente nella filosofia di Platone,