Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo II, Classici italiani, 1823, II.djvu/413

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3^(j LIBRO come dalle molte sue opere/ che ci sono rimaste, tutte scritte in greco, comprovasi chiaramente. Venne a Roma ai tempi di Caligola, mandato da’ suoi a sostenere la comun causa della nazione contro i cittadini d’Alessandria, i quali aveano essi pure mandata un’ambasciata, di cui, come si è detto, era capo Apione, per eccitare l’imperadore a sdegno contro de’ Giudei, Ma questa spedizion di Filone non ebbe troppo felice successo, come egli stesso confessa nella bella storia che ne compose. Un’altra volta tornò a Roma Filone, se crediamo ad Eusebio (Hist. eccl. l. 2, c. 18), a’ tempi di Claudio, e allora lesse in senato l’apologia de’ suoi, ch’egli avea composta; ed essa piacque per tal maniera a que’ padri, che per loro decreto ella fu riposta in una pubblica biblioteca. Anzi asseriscono alcuni, come affermano lo stesso Eusebio e S. Girolamo (Catal.S< ript. eccl), che in tale occasione ei parlasse coll’apostolo S. Pietro; e Fozio vi aggiugne (Bibl. cod. 105) che abbracciasse la religion cristiana, benchè poscia di nuovo tornasse all’ebraismo. Ma ciò, come osservano i medesimi allegati scrittori, non è appoggiato che ad una incerta tradizione del volgo. Più lungo tempo soggiornò in Roma Giuseppe. Questi ci ha descritta ei medesimo la sua Vita, da cui raccogliamo che in età di ventisei anni venuto a Roma, e introdottosi nell’amicizia di Poppea moglie di Nerone, da lui ottenne la libertà ad alcuni suoi concittadini. Quindi tornato in Giudea, dopo aver tenuta una assai saggia condotta ne’ tumulti onde essa era sconvolta, nella guerra di Vespasiano