ancora die il loro impero fosse comunemente
funesto alle arti liberali e a coloro che le professavano (1). Al principio di questo libro abbiamo accennato ciò che narra Dione essere
avvenuto ad un famoso architetto, di cui, egli
dice (l 57), non ci è giunto a notizia il nome, perchè l’invidioso Tiberio ordinò che non
se ne facesse memoria alcuna ne’ libri. Uno
de’ più ampj portici di Roma erasi incurvato
e ripiegato su un fianco, quando un architetto accintosi alla difficile impresa di raddrizzarlo, tanto adoperossi con legare e stringere
da ogni parte le colonne, e con macchine ed
argani a tal fine opportuni, che venne gli finalmente fatto di sollevarlo e rimetterlo interamente all’antico equilibrio. Speravane egli
ricompensa uguale ali ingegnoso e felice suo
ritrovamento. Ma Tiberio che non potè a meno
di non istupirne, ma ad un tempo medesimo
(a) 11 sig. Laudi nelle note aggiunte al Compendio
francese della mia Storia afferma clic in questo capo
ei si è interamente allontanato d il mio sentimento , e
che i fatti eh’io reco a provare il decadimento delle
arti, provano anzi eh’esse fiorivano felicemente, e che
citi provasi anche meglio da altri fatti da lui aggiunti
(t. 1 , p. 353). Questi sono assai pochi, per quanto a
me ne pare, e io lascio che i lettori decidano se dalle
cose da me e anche da lui narrale si casi altra conseguenza da quella ch’io pure I10 stabilita; cioè che
alcuni degl’imperadori di questa età furou poco amici
delle arti; che altri le protessero; che da alcuni di
essi furono innalzati magnifici edifici!; che si ebbero
ancora pittori, scultori, architetti illustri; mi clic ciò
non ostante vedesi, generalmente parlando, un grande
decadimento nelle arti.