Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo II, Classici italiani, 1823, II.djvu/419

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382 LIBRO ri ebbe invidia , dirgli insieme non so quanto denaro, e insieme, il cacciò in esilio. L’infelice architetto ardì di nuovo di farsi innanzi a Tihe rio, e di è saggio di uri altra sua bella scoperta; percicchè gittato a terra ed infranto, un vaso di vetro , che avea tra le mani, poscia il riprese, e ne ricompose i pezzi per modo che fu intero come dianzi. Ma troppo gli andaron fallite le sue speranze; poichè Tiberio acceso d’invidia dannollo a morte. Così narra il fatto Dione; ed è il solo tra gli antichi storici che lo narri in ciò che appartiene al portico raddrizzato. Questo silenzio medesimo degli altri scrittori su un fatto per altro così prodigioso non potrebbe egli muovere qualche difficoltà intorno ad esso? È egli veramente possibile il raddrizzare con argani un portico inclinato? Io ne lascio la decisione a’ valorosi meccanici. Ma la seconda parte del fatto trovasi rammentata da altri antichi in tal maniera però, che aneli1 essa ci si rende sospetta assai. Petronio Arbitro racconta Satyr. c. 51) che un fabbro avendo lavorata una tazza di vetro che non rompevasi, venuto innanzi a Cesare (ei non esprime il nome dell’imperadore), e a lui mostratala, gittolla in terra, e quindi presala in mano, fece osservare eh1 era ammaccata appunto come se fosse stata di bronzo; e preso un picciol martello la ritondò di bel nuovo; e che egli fu fatto uccider da Cesare, perchè altrimenti, disse, l’oro sarebbe divenuto vile al par del fango. Plinio il Vecchio ancora ci narra (l. 36, c. 26) che a’ tempi di Tiberio trovossi l’arte di render flessibile