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l’immagin del Sole, come narra Plinio (l. 34, c. 7), fu da lui magnificamente ricompensato; e che ad un valoroso meccanico che si offerse

    l’umana sagacità di giugnervi, benchè di rado. Se Nerone, come abbiamo veduto, doveva volere il suo colosso d’un bronzo in estimazione, uno di questi quattro dovea bramare. Resta ora a vedere quale potea essere.
         È dimostrabile che non potea volere il corintio, giacchè nè si conoscea il modo di comporlo, come si è detto, e quello ch’esisteva, era tutto impiegato. Non vi porto i passi di tutte queste mie proposizioni per non accrescere lunghezza a lunghezza. Restavano solo le tre altre qualità, deliaco, eginetico ed hepatizon. Mi pare molto giusto il credere che di quest’ultimo Nerone volesse l’immagine sua colossea. Troppi pregi s’univano in questo bronzo per solleticare il genio d’imperadore così trasportato per il più raro, come abbiamo veduto, più stimato del deliaco e dell’eginetico per il suo colore di fegato, e però oscuro, non soggetto alle alterazioni come gli altri bronzi a cagione delle ingiurie e mutazioni delle stagioni, e poi più raro, perchè difficilissimo a comporsi. Quantunque non sia che una conghiettura, non vi so negare che mi fa impressione, e non piccola. Che nella sua composizione vi entrasse oro ed argento, non posso dirlo asseverantemente, ma ho gran ragione di sospettarlo, giacchè se, come abbiamo per altra ragione veduto, Quondam aes confusum auro argentoque miscebatur, è da pensare che ciò succedesse ne’ più stimati, fra’ quali certamente era l’hepatizon, onde la disposizione di Nerone di dare oro e argento si ritrova ragionevole, e giusto il rilevarla di Plinio.
         Dopo tutte queste cose, ditemi, se v’è, o esser può contraddizione in Plinio? Zenodoro di finissimo ingegno con tutti i possibili preziosi metalli non arriva a fare il bronzo che vuole Nerone, e però con ragione si dice: Ea statua indicavit (perchè per