Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo II, Classici italiani, 1823, II.djvu/449

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LiBHo leggi ingiuste, punire i turbatori della pubblica tranquillità, sovvenire liberalmente a’ bisognosi d1 ogni maniera, provvedere in somma con affetto da padre e con vigor da sovrano a tutte le necessità dello Stato; queste furono le più dolci e le più ordinarie sue occupazioni. Le scienze ebbero aneli1 esse parte nelle provvide cure di questo ottimo imperadore. Vespasiano, come si è detto nel libro primo, avea a’ professori di rettorica assegnato annuo stipendio, e forse fin d’allora erasi questa legge stesa anche a’ professori dell’altre scienze in Roma; ma Antonino ampliolla ancor maggiormente, perciocchè , come narra Giulio Capitolino (in Anton. c. II), a’ retori ed a’ filosofi non solo in Roma, ma in tutte ancor le provincie dell1 impero egli concedette liberalmente e onori e stipendj; ma con discernere saggiamente quei che ne fossero meritevoli; perciocchè lo stesso autore racconta (c. 7) che a un certo Mosamede poeta lirico greco (di cui il Salmasio recita (in Not. ad hunc loc.) alcuni versi) egli sminuì lo stipendio di cui godeva, forse perchè gli parve che fosse maggior di quello che gli conveniva. Molti privilegi ancora accordò loro Antonino, e singolarmente l1 esenzione da1 varii pubblici impieghi; e stabilì innoltre qual numero di professori’ in ciascheduna scienza aver dovessero le città, cioè che le minori avessero cinque medici,; tre sofisti, ossia retori, e tre gramatici che godessero delle suddette immunità: le maggiori, sette medici, quattro retori ed altrettanti gramatici; le massime, dieci medici, cinque retori ed altrettanti gramatici. Le stesse immunità