Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo II, Classici italiani, 1823, II.djvu/474

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I„ unica cosa che da essi veggiamo fatta a vantaggio delle scienze, si è la legge riferita nel Codice di Giustiniano, con cui si vieta che a niuno debbansi accordare le immunità, trattine i professori delle arti liberali e i medici (l. 10, tit. 46, lex. 1); con alcune altre leggi di somigliante tenore. Ma quanto a Massimiano Galero, Lattanzio ce ne parla come di nemico implacabile d’ogni letteratura. L’eloquenza, die1 egli (De Mort. Persec. c. 22), fu estinta; tolti di mezzo i causidici; i giureconsulti o rilegati, o uccisi. Le lettere aveansi in conto di arti malvagie, e que’ che in esse eran versati, furono come nimici abbattuti e oppressi. Nel che però è probabile che ne’ Cristiani singolarmente odiasse Massimiano le lettere e gli studi d’ogni maniera. XVI. Tal fu lo stato dell’impero romano dall’anno 138, in cui morì Adriano, fino al principio del quarto secolo; e l’averlo brevemente descritto basta a farci comprendere quanto funesti fossero a’ buoni studi i tempi di cui parliamo. Ciò che ora dovremo dire in particolare di ciascheduno di essi, il confermerà maggiormente.

Capo II

Poesia.

I. Anche in quest’epoca vi ebber poeti; ma in numero e in valore troppo inferiori non solo a quelli del secolo di Augusto, ma a quelli ancora che vissero nel secol che gli venne